Oltre a decretare il primo posto matematico della Fiorita nel Q1, la vittoria di sabato scorso sul Domagnano ha segnato anche due importanti ritorni in campo, quello di Thomas Manfredini e quello di Carlo Valentini. Per quest’ultimo è stata anche la fine di un periodo difficile, coinciso con una squalifica di oltre un anno che lo ha tenuto lontano dai campi da gioco.

Carlo Valentini

“Sono contento di essere rientrato – commenta -. E’ un po’ come quando ad un bambino viene restituito il suo giocattolo preferito. Allenarsi senza giocare è dura, la partita è la cosa più bella. Il calcio, molti lo sanno, è una componente molto importante della mia vita. Devo ammettere che per qualche istante mi è passata per la mente l’ipotesi di smettere, ma è un pensiero che è durato poco. Quasi subito ho iniziato a contare i giorni e calcolare la data in cui sarei potuto tornare in campo. Volevo essere io a decidere quando smettere con il calcio giocato e non che fosse qualcun altro a deciderlo per me”.

Qual è stata la prima cosa a cui hai pensato quando hai messo il piede in campo?

“Mi era già capitato in passato di stare fuori a lungo per un grave infortunio, ma questa volta avevo un po’ di tensione in più nel rientrare, come se dovessi dimostrare qualcosa. Mi è bastato guardare in tribuna e vedere che c’erano praticamente tutte le persone che mi sono state vicine in questo periodo che per me è stato difficile – la mia famiglia, mia figlia che è venuta a vedermi per la prima volta, lo striscione a bordo campo – per sentirmi molto più tranquillo”.

La tua è stata anche una prestazione molto positiva.

“Sì, diciamo che dopo una lunga assenza ho fatto il mio. E’ stata una partita più che sufficiente, anche se c’è il rammarico per un gol che poteva arrivare. Comunque sono contento per aver giocato quasi tutta la partita e, naturalmente, per la vittoria. Si punta sempre a fare meglio, quindi se avrò altre occasioni per giocare spero di togliermi altre soddisfazioni”.

Come mai hai scelto La Fiorita per il tuo rientro?

“Devo dire che è stata l’unica società che mi ha contattato la scorsa primavera, pur sapendo della mia lunga squalifica, e la cosa mi ha fatto molto piacere. Ho pensato che, andando nella squadra più forte, ciò mi avrebbe permesso di allenarmi ad alti livelli, con giocatori di valore, e questo mi avrebbe aiutato a non perdere l’entusiasmo, oltre ovviamente anche a farmi migliorare. Sono consapevole del fatto che in una squadra del genere possa partire indietro nelle gerarchie, ma questo non mi importa. Ho trovato un gruppo fantastico e una società che ragiona e lavora come professionista”.

Oltre alla Fiorita pensi ancora alla Nazionale?

“Quello penso sia un capitolo chiuso e mi dispiace per come è finita. Avrei voluto chiuderlo in maniera diversa, soprattutto dopo 15 anni di servizio. Ma tra due settimane compirò 37 anni ed è giusto lasciare spazio ai giovani. Sicuramente sarò in tribuna a fare il tifo per i nostri colori”.